mercoledì 1 dicembre 2010

Bagnoli: aumentano le case per i ceti agiati, mentre la bonifica langue e la speculazione privata avanza

Il prevedibile fallimento dell’asta per parte dei suoli (ancora non bonificati) dell’ex Italsider di Bagnoli ha spinto diversi commentatori a criticare le previsioni di piano, a loro dire sbilanciate sul terziario, che la stessa BagnoliFutura punta nuovamente a far modificare. Va invece ricordato che le cubature residenziali di Bagnoli sono costantemente aumentate negli anni: la Variante per l’area occidentale del 1998 prevedeva che costituissero mediamente il 15% del nuovo volume edificabile; il Piano Urbanistico Esecutivo del 2005 portava tale quota al 27%; le modifiche approvate (e poi ritirate) dalla Giunta comunale nel 2009 l’avrebbe aumentata al 47%; se poi fossero andate in porto le previsioni comunali per il Piano Casa, saremmo arrivati al 59%. Oggi la BagnoliFutura chiede di elevare la quota residenze all’80% (per adesso, sembra, solo per il primo lotto di vendita)! Ce n’è abbastanza per affermare che le originarie previsioni di piano per Bagnoli sono completamente saltate, in quanto un’area che doveva essere a prevalenza terziario-produttiva, diventa prevalentemente commercial-residenziale. Parliamo poi di case di proprietà per le classi agiate, anziché residenze prevalentemente in fitto per quei ceti medio-bassi che costituiscono la vera emergenza abitativa. C’è quindi poco da gioire. Quanto è rimasto di Bagnoli operaia e popolare riceve lo sfratto, nel silenzio di partiti di sinistra e sindacati, che ben poco hanno fatto per promuovere nell’area le previste forme di reindustrializzazione ecosostenibile; né i 10mila posti di lavoro produttivi dell’Italsider saranno sostituiti dalle evanescenti sirene del Polo Tecnologico Ambientale, presunta struttura high-tech sempre più simile ad una bolla di sapone.
Ipocrita appare poi il riferimento a ”l’housing sociale”, una truffa che sostituisce l’edilizia residenziale pubblica propriamente detta con forme residenziali semiprivatistiche. Basti ricordare che l’edilizia sociale, oltre ad alloggi destinati al fitto per soli otto anni, include anche quelli “in vendita da parte dell’operatore privato a destinatari in possesso dei requisiti per l’accesso agli alloggi sociali”; dato che tali requisiti selezionano “nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”, qualcuno dovrebbe spiegare come tali nuclei, incapaci di pagare un affitto, potranno invece permettersi di sborsare la rata di un mutuo per comprarsi l’alloggio!
Siamo quindi ai primi segni di un attacco frontale a previsioni di piano già erose da una gestione privatistica e parassitaria: basti guardare il mancato risanamento di mare e spiaggia, dove insistono speculazioni commerciali private (il consorzio Co.Ma.Ba.) e para-pubbliche (Città della Scienza); una bonifica delle aree interne ritardataria, costosa e di dubbia efficacia, su cui sta indagando la magistratura; la progressiva svendita del patrimonio fondiario pubblico; il comportamento opaco e privatistico di una Società di Trasformazione Urbana affogata nei debiti, che deve ancora pagare alla Fintecna gli ex suoli industriali su cui opera. Come per la questione rifiuti, ci sarebbe materia di analisi e denuncia civile ben più concreta e circostanziata degli appelli generici che il ceto intellettuale cittadino periodicamente sforna sotto elezioni per pulirsi la coscienza.

Nessun commento: